lunedì 23 gennaio 2017

Meditare non significa adorare


La Luna è citata per la prima volta nella Bibbia, nel Libro del Genesi, dove si racconta la storia di Giuseppe. (Giuseppe) fece poi un altro sogno e lo raccontò ai suoi fratelli, con queste parole: "Ecco, ho avuto un altro sogno: il sole e la luna e undici stelle si inchinavano dinanzi a me". Lo raccontò poi anche a suo padre, come aveva fatto ai suoi fratelli; ma suo padre lo sgridò, dicendo: "Che cos’è questo sogno che hai fatto? Forse io e tua madre e i tuoi fratelli dovremo prostrarci fino a terra dinanzi a te?"[1]. La Luna verrà citata ancora 54 volte nella Bibbia, ma da questa prima citazione si può evincere il significato che gli antichi davano ai luminari: il Sole rappresentava il maschile, la figura paterna, la Luna invece il femminile, la figura materna. Sole e Luna sono fra loro complementari e insieme agli astri raccontano la gloria del Creato. Il Sole illumina il giorno, la Luna illumina la notte, ogni parte del Creato ha un suo significato e un suo ruolo, ogni sua parte per quanto meravigliosa è soltanto una parte. Il profeta Baruc sintetizza così: "Il Sole, la Luna e le stelle, che brillano e svolgono un compito, obbediscono..."[2]. Tutto è collocato all’interno del grande disegno della Creazione, posto sotto la guida di Dio. Sole, Luna e tutto il firmamento sono un’occasione di grande riflessione su tutto il Creato, ogni parte con una sua caratteristica, come chiarirà San Paolo: "Come vi sono dei corpi celesti e dei corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: anzi una stella differisce in splendore da un’altra..."[3].
Parlare della Luna ci conduce ad una visione del Cosmo come di una mirabile architettura, governata da un Essere Supremo, che tutto contiene e che in ogni parte si rivela: macrocosmo e microcosmo.
La Bibbia esorta tuttavia a mantenere salda l’idea che ogni microcosmo rivela la grandezza del macrocosmo e che la preghiera e l’adorazione debbono rivolgersi soltanto all’ineffabile Presenza, che ha ordito la trama della Creazione. I luminari hanno una loro funzione, dichiarata all’inizio del Genesi: "Siano dei luminari nel firmamento del cielo per distinguere il giorno dalla notte, e siano segni per stagioni, giorni e anni, e servano come luminari nel firmamento del cielo per illuminare la terra. E così fu. Dio fece due grandi luminari: il luminare maggiore per presiedere al giorno e il luminare minore per presiedere alla notte, e alle stelle. E Dio li pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra, e presiedere al giorno e alla notte e per distinguere la luce dalle tenebre"[4]. Chiarissima la reiterata idea di una funzionalità dei luminari e di una dipendenza dal Creatore, e, considerando che esistevano presso altre culture forme di adorazione del Sole o della Luna, la Bibbia con la voce di Mosè, chiarirà poco dopo: "E quando tu alzerai gli occhi al cielo e vedrai lassù il sole, la luna, le stelle e tutti gli astri del firmamento, non ti lasciare sedurre al punto di prostrarti davanti a tali creature, per adorarle; poiché il Signore, Iddio tuo, ha dato quelle cose in sorte a tutti i popoli che sono sotto il cielo…"[5]. La Luna, come il Sole e come tutti gli astri sono lì davanti a noi, come spunto costante di riflessione sull’unità del creato, sull’unità di tutti i popoli che stanno a guardarli.

[1] Genesi 37, 9-10

[2] Baruc 6, 59

[3] 1 Corinti 15, 40-41. Persino qui Paolo sembra echeggiare ciò che la moderna astrofisica spiegherà a proposito delle differenze fra le stelle.

[4] Genesi 1, 14-18

[5] Deuteronomio 4, 19

Nessun commento:

Posta un commento