1) Da molte parti si comincia a sostenere questo progetto, avanzato persino dal nostro primo ministro Gentiloni, di inserire Yoga come disciplina nelle scuole italiane[1]. Qualcuno si è domandato se in aggiunta ad altre materie o piuttosto sacrificandone alcune, considerate ormai obsolete, per cui potremmo divertirci, magari con una votazione di massa sul web, se sacrificare il latino o se sostituire l'educazione fisica con ore di Yoga, come sembra sostenere il primo ministro; qualcun altro propone di lasciare libertà alle scuole che possano far entrare insegnanti di Yoga un po' qua e un po' là, disseminati nell'orario settimanale, per dare calma e serenità a classi in affanno soprattutto per l'eccessivo carico di lavoro e di richieste a cui gli allievi sono sottoposti; qualcun altro ancora agogna all'inserimento dello Yoga come strumento di disciplina per giovani virgulti che ne sono privi.
Tutto questo rivela quanto poco si sappia dello Yoga, pur oggi così di moda, quanto sia travisata questa disciplina, quanto l'aspetto meramente fisico abbia preso totalmente il sopravvento in questa disciplina, che è solo accessoriamente fisica.
Da una parte sembra che Gentiloni e compagnia cantante, abbiano colto come sanno ben fare, dove andare a captare voti: Yoga è ormai, nel bene e nel male, consumo di massa; si fa dunque un regalino a tanti suoi fans, così ci si assicura un pacchetto di sostenitori, se mai si dovesse tornare a votare.
Dall'altra parte c'è la pletora di insegnanti di Yoga, a diverso titolo formati, spesso come se lo studio di questa disciplina sia il medesimo dello studio dell'informatica o dell'ingegneria, con tanto di esamini, corsi di aggiornamento, iscrizioni alle associazioni; la più parte con alle spalle un lavoro che permetta loro di praticare la nobile arte dell'insegnamento dello Yoga, tanto di moda, nelle ore libere, e che non aspettano altro che avere qualche introito in più per accedere a quei beni del mondo contemporaneo senza i quali non si può più stare come ad esempio soggiorni di pace e di serenità respirando e recitando mantra, praticando asana in un incredibile scenario offerto dalla natura incontaminata, e dove magari incontrare l'anima gemella.
Dall'altra parte ancora c'è una scuola che domanda sempre di più: prestazioni multiple, test di verifica, di livello, esami; una scuola dove il far fare è diventato norma, senza peraltro nessuna ideologia di riferimento, per cui si possa comprendere perché si deve fare tanto; una scuola sempre più a tempo pieno per sovvenire i genitori che possano continuare a lavorare tanto per consentire ai figli di fare tutto quello che la scuola richiede, che la società esige, che la moda impone. I figli, scolari o studenti, sono perennemente sotto stress a scuola e a casa, perché sono costantemente inchiestati senza diritto alcuno di poter far niente, di annoiarsi, di avere loro personali curiosità. Quindi, in questa combutta scuola-genitori, facciamo pure uscire dal cilindro il coniglio Yoga con la finalità di rilassare i giovani, prigionieri nelle scuole, ad ore precise nell'arco della settimana: finito matematica c'è Yoga, e tu quando ce l'hai? Prima di quella di inglese. Mi immagino quando l'ora di Yoga possa capitare fra due ore di compito in classe di greco e prima del test di matematica, sai che relax!
E infine, da un'altra parte ancora ci sono coloro che immaginano il potere disciplinante dell'ora di Yoga; a quelli davvero altro non saprei dire se non che la disciplina si impara prima di tutto a casa, in famiglia, insieme all'educazione e al rispetto per l'altrui persona. E quale disciplina potrà mai essere insegnata a studenti in appena raggiunta età adolescenziale autorizzati dai genitori e dalla società, a trascorrere serate e nottate in libertà alcoolica? Sento uno stridore infastidente fra questa idea dello Yoga come strumento di disciplina e coloro ai quali dovrebbe rivolgersi, forse ad essere disciplinati dovrebbero essere i genitori.
Al di là di questa mia visione di questi amari tempi, in cui anche Yoga è globalizzato, massificato, adulterato, frainteso, manipolato, c'è proprio la questione che si apre sull'opportunità di distillare Yoga all'interno di un orario di lezione e persino mi induce a chiedermi come mai non sia ancora venuto in mente a nessuno di introdurre anche un'ora settimanale di massaggio indiano durante la quale gli allievi possano vicendevolmente manipolarsi, o meglio ancora, l'obbligo di un settimanale bagno turco, che peraltro a tanti giovani farebbe molto bene e soprattutto aiuterebbe a migliorare la qualità dell'aria che si respira nelle classi; cogliendo per di più l'occasione di far lavare da uno stuolo di bidelle le scarpe da ginnastica o da sport degli allievi, in quel momento insinuati fra i vapori bollenti, e che raramente sono sottoposte a questa operazione di pulizia.
Considerato lo stato pietoso in cui riversano la più parte delle scuole italiane, per scarsa o nulla manutenzione, immagino studenti con tanto di scarpe e di vestiti praticare qualche asana seduti sui banchi; considerato inoltre che in questi decenni non si è mai arrivati nella scuola italiana ad introdurre lo studio della musica e che, anzi, si sono tagliate ore di materie importanti come la geografia (l'occhio della storia) o l'arte, giunge ben strana questa sollecitazione ad introdurre Yoga nella scuola, tanto da domandarsi cui prodest.
Infine, la domanda da porsi è se lo Yoga sia disciplina introducibile nella scuola diventandone materia obbligatoria. Bisognerebbe comprendere di quale Yoga stiamo trattando; a me sembrerebbe di comprendere che chi sta proponendo questo progetto nelle scuole, in realtà abbia in mente soltanto la parte dello Yoga chiamata Hatha Yoga, quella che per certi aspetti, è oggi, nel nostro mondo occidentale considerata una sorta di ginnastica rivisitata, una ginnastica dolce con una maggiore attenzione al respiro.
2) Considero la condizione Yoga quella nella quale l'uomo è unito a Dio[2], e l'Hatha Yoga è uno degli strumenti che la disciplina Yoga propone per giungere a quella condizione di unione. Dunque anche Hatha Yoga, pur nella sua prevalente fisicità, fa parte di un complesso sistema, che ha una precisa finalità. Estrapolarlo per farne un uso a sé stante, è già di per sé fare qualcosa che Yoga non è e diviene quel che per molti è già, una dolce ginnastica con un'attenzione al respiro. Se così è, non vedo la ragione per cui gli insegnanti di educazione fisica non possano oltre che predisporre squadre di pallavolo o far salire gli allievi sulle corde o sulle parallele, dedicare una parte del loro tempo ad una ginnastica dolce con una maggiore attenzione al respiro. E se così non è, ovvero se immaginiamo che si tratti di una proposta di un primo livello di accesso alla disciplina, si dovrebbe avere chiaro che la sua natura, la natura dello Yoga, è intrinsecamente religiosa e si dovrebbe essere consapevoli che la prevalente religione degli allievi italiani è il Cattolicesimo, che ai suoi vertici si è espresso, anche recentemente, in modo negativo a riguardo dello Yoga accettandone la pratica soltanto come mero esercizio fisico[3]; anche se in ambito cattolico le posizioni sembrano essere piuttosto variegate soprattutto nelle missioni in Oriente, lo stesso Papa Francesco però, che appare così aperto su tante tematiche, su questo specifico tema si è espresso chiaramente sostenendo che Yoga e Zen sono inutili, bisogna aprirsi allo Spirito Santo[5].
Parlare di questo possibile conflitto all'interno della scuola non significa che mi erga a paladino della Chiesa Cattolica, ma semplicemente indico che, forse, chi tanto auspica l'introduzione dello Yoga nelle scuole non ha preso in esame questo aspetto, che deve invece essere anche considerato alla luce del fatto che la scuola italiana, che si professa laica, consente agli allievi di essere esonerati dall'insegnamento della religione e di conseguenza si dovrà poter essere esonerati anche dall'eventuale ora di Yoga; nel caso in cui Yoga fosse invece considerato mero esercizio fisico e assimilato pertanto o integrato alla pratica di educazione fisica, credo che dovrebbe optarsi anche per l'eventuale esonero motivato, così come è oggi possibile ottenere l'esonero dalle lezioni di educazione fisica.
Ammettiamo di poter superare questi ostacoli di natura apparentemente pratica ma anche di sostanza, e pongo un altro elemento di riflessione, legato a quello che nella tradizione yogica è la componente che precede l'accostarsi al semplice livello di Hatha Yoga, asana e pranayama, costituita dai due aspetti: etica, yama, e disciplina, nyama. Il primo, yama, riguarda i comandamenti morali: non uccidere, non mentire, non rubare, controllo dei sensi, non essere avari[6]; comandamenti simili a quelli di altre religioni, fra cui quella cristiana, che generano condanna per chi non vi si attenga e tuttavia contestualmente il non attenersene è ampiamente tollerato nella vita civile e sociale.
La domanda che mi sorge a questo punto è per quale ragione l'Occidente, e nella fattispecie il nostro paese, di tradizione cristiano-cattolica pur professandosi laico, che si è vieppiù allontanato dalle sue pratiche religiose con un processo attivo e progressivo che dura ormai da cinquant'anni, abbia bisogno oggi di cercare altrove quelle regole morali di cui era già al corrente e di cui ampiamente è trasgressore. Mi appare singolare questo progressivo allontanamento da una fede delle origini, che pur nella laicità trasferisce nella pratica quotidiana le forme dell'identità e del riconoscimento come popolo, per far assimilare ai più giovani qualcosa che non appartiene alla loro cultura né a quella dei loro padri né a quella dei loro avi e che proviene da un mondo lontano non solo geograficamente, ma culturalmente e soprattutto spiritualmente. O, forse, questa premessa etica della parte pur considerata la più fisica dello Yoga, si pensa di saltarla a piè pari, così come si saltano i principi etici non solo della cristianità, ma patrimonio di molte altre religioni, e infine di quelli che potremmo chiamare principi della morale naturale, quella che governa gli spiriti laici che non si riconoscono in una religione, ma non per questo sono privi di intensa spiritualità.
Trovo preoccupante questa cultura da tarda e obsoleta New-Age, che si rivolge a un patrimonio che nasce lontano e fuori dalla propria cultura di origine, che lo frammenta e ne importa la parte più materiale e infine lo globalizza a scapito della cultura e dell'identità locale, senza peraltro aggiungere o supplire alla crisi di valori morali che affligge l'Occidente[7].
Il secondo aspetto, nyama, riguarda la disciplina, o meglio un insieme di discipline fisiche e psichiche, la prima delle quali riguarda la pulizia del corpo, che si fonda su una sana alimentazione e sulla purificazione del corpo dalle tossine; a questo proposito mi sembrerebbe che forse sarebbe molto più opportuno introdurre nelle scuole corsi di formazione sull'alimentazione educando i giovani ad accostarsi al cibo con rispetto e senso della sacralità, perché imparino a discernere e ad evitare il cibo spazzatura e tutti quei fronzoli della cultura alimentare contemporanea così cari a tanta gioventù appassionata di cose chimicamente buone e piene di tossine; i nostri allievi, molti dei quali in sovrappeso proprio per errori di alimentazione, avrebbero bisogno di essere rimessi a contatto con la Natura, aiutati a riconoscere gli alimenti secondo la scansione della stagionalità, ad apprendere gli effetti devastanti sul lungo periodo dello zucchero e ad imparare a riconoscerlo come occulto negli alimenti e soprattutto in molte delle bevande che prediligono; dovrebbero essere aiutati a riconoscere gli alimenti freschi e vivi da quelli morti, educandoli al gusto e a saper individuare la tipologia di alimenti più adatti alla loro condizione fisica e psichica, e infine educarli a riconoscere e interpretare le etichette esplicative di ogni prodotto.
Al di là di questo resta la domanda: è importabile Yoga come materia di studio sia pure teorico-pratica nella scuola italiana? A meno di non essere nati in India o di non essere nati in una famiglia che pratica abitualmente Yoga è chiaro che l'incontro con lo Yoga non avviene con naturalezza, non ci si cresce insieme, quindi occorre incontrare Yoga per qualche motivo, e non è sufficiente che qualcheduno ce ne parli, occorre un passo di avvicinamento ovvero scegliere di accostarsi a questa pratica di cui si è venuti a conoscenza, deve esserci quindi prioritariamente uno scatto della volontà individuale; e di questo stato individuale si parla nei più antichi testi della cultura indiana laddove Yoga è un incontro, non un'imposizione, ed è un incontro che non a tutti è dato di fare nella vita.
Questo scatto della volontà che può essere suscitato da informazione, curiosità, o necessità, conduce verso due differenti tipologie di accostamento allo Yoga: una rappresentata dall'idea che praticare Yoga faccia prima di tutto bene al corpo, vuoi perché si è manifestata qualche difficoltà o qualche patologia e si ritiene che la pratica Yoga possa essere di qualche utilità tale da non poterla rinvenire in altre pratiche, come la frequenza di una palestra, di un corso di ginnastica postulare ecc., vuoi perché si immagina che la frequenza di un corso di Yoga possa aiutare il rilassamento, offrire una migliore condizione di pace e serenità alla propria mente; l'altra tipologia è invece rappresentata da coloro che, in qualche modo, sono alla ricerca di una forma di spiritualità che induca a ritrovare il senso della vita, ad offrire una risposta al perché del qui ed ora, ad individuare il rapporto di sé e dell'uomo in genere con l'Universo, universo inteso come insieme di individui posti nello stesso Cosmo; in questo caso è possibile che si stia cercando la Via dello Yoga, che è ben oltre il livello dell'Hatha Yoga, anche se questo livello ne è parte imprescindibile.
Questo insieme di persone in esplorazione si accosta e vive il suo incontro con questa antica disciplina: ognuno a suo modo; fra coloro che cercavano rimedio corporale, taluni ne traggono grande profitto, altri si rendono conto che quei lenti movimenti, quel mantenere le posizioni, quel particolare rapporto fra movimento e respiro, non risponde a quello che si aspettavano; di quelli che ne traggono grande profitto taluni sono stimolati verso un approccio più profondo e si accostano alla meditazione e seguitando si avviano sulla Via dello Yoga. Lo stesso discorso, pur partendo da premesse differenti, appartiene anche alla seconda categoria dove si trovano taluni che muovendo da Hatha Yoga procedono con studio e dedizione e soprattutto con la pratica sul cammino dello Yoga, altri trovano una risposta sufficiente alle loro aspettative in quel poco di pratica settimanale che possono condurre in un gruppo, altri ancora non trovano quello che avevano in mente e speravano di trovare, talvolta attribuendone la causa al maestro che non sa offrire quel livello di spiritualità che stavano cercando, per cui o abbandonano o proseguono nella loro ricerca di una guida idonea alle loro aspettative o scelgono altre vie, vuoi di provenienza orientale, vuoi di antica o recente origine occidentale.
Tutto quanto esposto per sottolineare che ognuno, quando vuole, ha il suo incontro con lo Yoga, ma non sempre, può accadere infatti che questo incontro non avvenga; ognuno ne trae un'esperienza, dalla quale può o non può iniziare un viaggio, e utilizzo iniziare perché incamminarsi sulla Via dello Yoga è un percorso iniziatico.
Per tutte queste ragioni immagino che portare Yoga nelle scuole non sia soltanto un'esperienza inutile, ma sia infine un'esperienza a tutto danno dello Yoga, e per questo sono giunto a immaginare che queste campagne di massificare ancor di più Yoga, in realtà abbiano la finalità di inflazionare un titolo fino a fargli perdere ogni valore.
[2] Traggo da André Van Lysebeth, Imparo lo Yoga, trad. it., Milano, 1975: La condizione Yoga è quella nella quale l'uomo è unito a Dio, idea che ritroviamo nella parola "religione", detto altrimenti esprime la condizione nella quale l'uomo apparente è unito all'uomo reale, con la riscoperta della sua vera natura e di una vita conforme ad essa. Le tecniche Yoga formano una disciplina grazie alla quale l'uomo si forza di giungere alla condizione Yoga.
[3] Una pagina di Famiglia Cristiana di recentissima pubblicazione sembra non lasciare dubbio alcuno su questa posizione, laddove persino lo Yoga è quasi accostato ad una pratica di Satanismo http://www.famigliacristiana.it/articolo/lo-yoga-e-un-rischio-per-la-salute-spirituale.aspx.
[4] Si può leggere a questo proposito l'interessante articolo di S. Brancolini, dove si cerca di mediare le posizioni della Chiesa con la pratica dello Yoga http://www.passioneyoga.it/blog/2014/06/15/e-compatibile-la-pratica-dello-yoga-con-la-fede-cristiana/.
[4] Si può leggere a questo proposito l'interessante articolo di S. Brancolini, dove si cerca di mediare le posizioni della Chiesa con la pratica dello Yoga http://www.passioneyoga.it/blog/2014/06/15/e-compatibile-la-pratica-dello-yoga-con-la-fede-cristiana/.
[5] Discorso del Pontefice del 22 giugno 2015 http://www.lafedequotidiana.it/papa-francesco-catechesi-yoga-e-zen-sono-inutili-bisogna-aprirsi-allo-spirito-santo/.
[6] Per una corretta interpretazione invito alla lettura di Mircea Eliade, Lo Yoga - immortalità e libertà, trad. it., Rizzoli, 1995, in particolare le pagg. 58 e segg.
[7] Mi piace, a questo proposito, riportare la riflessione di Amadio Bianchi: Personalmente sono contrario alla globalizzazione, in modo particolare a quella sciagurata che ha "raso al suolo" le nostre meravigliose culture locali, orgogliose della loro diversità, qualità, quest'ultima, tipica, intrinseca, sacra della natura. Insomma io vedo come attraverso la globalizzazione una volta di più l'uomo si rende protagonista di atti vandalici e di vera e propria ignominia verso il mondo. Cfr. Amadio Bianchi, La gioia di vivere con lo Yoga e la YogaTerapia, SpazioAttivo ed., 2013, pag. 9.