Oserei dire che non si colloca, non si dovrebbe collocare, quanto meno. L’Ayurveda ha una storia antichissima in quanto il suo testo più antico risale intorno al 1000 a.C., e si tratta del compendio conosciuto come Charaka Samhita, ma una parte di Ayurveda è già riscontrabile come appendice del IV Veda, Atharvaveda, risalente si presume a qualche migliaio di anni ancor prima.
In tutti questi secoli l’Ayurveda si è raffinata, si è aperta alla medicina greca, a quella araba, cogliendo da esse quanto poteva essere utile, ed rimasta, e lo è tuttora medicina praticata in India.
Nessun’altra forma di naturopatia oggi praticata, malgrado si possano riscontrare tracce in alcuni paesi già alla fine dell’Ottocento, può vantare non soltanto una storia così lunga, ma anche un impianto di complessità sistematica, comprendente anatomia, fisiologia, e studio dei problemi relativi alla perdita e al riacquisto della salute come l’Ayurveda.
Per quanto oggi si tenda a fare di un’erba un fascio e a considerare così tutte insieme le cosiddette discipline olistiche o le varie correnti della naturopatia, in realtà vi sono differenze enormi per quanto attiene quella che è di fatto una scientificità sistematica; l’Ayurveda come la Medicina Tradizionale Cinese hanno una loro storia antichissima, che si fonda su conoscenze precise del corpo umano e del suo funzionamento all’interno di un ecosistema, che non possono assolutamente essere messe sullo stesso piano con la pratica erboristica, che è soltanto una delle componenti di queste due medicine, o con tecniche come il massaggio o la riflessologia, che sono anch’esse soltanto parti, e per la precisione strumenti, di quelle medicine.
La confusione che oggi si fa è generata da superficialità e talvolta è strumentale per contrastare una diffusa pratica di naturopatia che non ha nessuna base solida e spesso praticata anche da chi ha conoscenze settoriali, magari approfondite, ma settoriali.
La tradizione ayurvedica si fonda su uno studio attento di quello che è il corpo umano in sé, astratto ideale, e poi sul corpo umano come esso è nella realtà, ovvero nelle infinite forme in cui si propone. Per questa ragione primaria conoscenza è lo studio delle costituzioni, Prakriti, che distinguono ogni individuo facendone uno differente dall’altro, nella sua assoluta unicità di corpo, mente e spirito. Si fonda poi su una ben precisa anatomia, che è differente da quella di derivazione occidentale, ma c’è comunque una visione precisa di come il corpo si componga e infine di come si comporti. L’avversione di molti per la Naturopatia può nascere proprio dal fatto che spesso non si ha una chiara conoscenza di come funzioni il corpo, di come esso sia fatto. L’Ayurveda invece ha maturato una conoscenza precisa di come il corpo sia fatto e di come esso si comporti, che per quanto differente da quella che studiano i medici nelle nostre Università, ha una sua fondatezza, che è poi in ultima analisi un differente nome per le cose.
È pur vero che oggi, in assenza di scuole riconosciute e in assenza di legislazione, chi vuole può studiare, come per un sacco di altre discipline, l’Ayurveda per corrispondenza e darsi una veste professionale; questo è un problema reale, ma partire da questo per coinvolgere nello stesso contesto Ayurveda e Naturopatia è ugualmente erroneo. L’Ayurveda è soltanto naturopatia in quanto affronta l’uomo all’interno della Natura e cerca di suggerire come non perdere la salute grazie alla Natura che lo circonda; ma non è Naturopatia, quando si intende qualcosa che non sia il sistema della medicina così detta ufficiale e che non si fondi su un impianto scientifico.
L’Ayurveda ha un preciso impianto che non si può collocare nella visione scientifica contemporanea perché, partendo dal presupposto che ogni individuo è un caso unico, non si possono fare statistiche e per certi aspetti ogni intervento a favore del ripristino dello stato di salute è un intervento unico, che si attua per quell’individuo in quella particolare situazione, e perciò stesso non riproducibile; ma il sistema di indagine e la definizione dello squilibrio che produce quello che si chiama malattia in Occidente e che nell’Ayurveda è lo stato di non salute, è un metodo unico, applicabile in ogni tempo e in ogni luogo.
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