Ho scelto, in questi anni trascorsi, di individuare un tema per le meditazioni del plenilunio. Questo anno, ho scelto di soffermarmi sulla Luna nella Divina Commedia. Un ritorno alle origini si potrebbe dire, ma piuttosto preferisco definirla una ricerca sull’identità, sulle radici che reggono la storia dove sono nato cresciuto vissuto.
Sono giunto alla considerazione che se il Karma ha voluto che nascessi in Occidente, con le sue istituzioni, le sue forme tradizionali, la sua cultura e il suo rapporto con il Divino, evidentemente un motivo doveva esserci, altrimenti mi avrebbe fatto nascere in altri posti, fra i quali avrebbe potuto scegliere l’India, che con la sua cultura per certi aspetti mi ha sollecitato ad una profonda revisione della mia cultura e ad accogliere un orizzonte molto vasto, che altrimenti non mi si sarebbe aperto.
Ha scelto invece un luogo dell’Occidente dove si parla la lingua italiana e dove si è professata per secoli una religione, e dove si è compiuto un percorso culturale, soprattutto artistico e letterario, di primissimo ordine. Ci sarà pur stato un motivo.
Nel trascorrere degli anni, ho sempre più avvertito che doveva essere accettato questo motivo e infine che doveva essere interpretato. Nelle meditazioni mi sono più volte reso conto che le persone recitano mantra in lingue a loro sconosciute e di cui non conoscono assolutamente il senso più profondo, tutto diviene ripetizione che non può rompere la corteccia della comprensione e quando dico comprensione intendo dire che l’animo non può esserne coinvolto, il che porta come conseguenza che la ripetizione diviene recita quasi teatrale.
C’è nelle parole, nel verbo che si dilata nell’aria e nella mente, una vibrazione che entra in consonanza con la lingua primigenia; c’è nella nostra biblioteca di riferimento il sapore e l’odore della nostra prima casa, delle abitudini del nucleo che ci ha voluto vedere nascere. Indimenticabili percorsi che si scrivono nel corpo calloso del nostro cervello, che divengono una sorta di hard disk, senza il quale il computer non è in grado di funzionare.
Se il Karma sceglie per ognuno di noi uno spazio e un tempo, ci deve essere una ragione, per la quale i conti con la vita li dobbiamo fare in quel contesto e non in un altro, anche se da questo ne siamo fortemente attratti o se lo sentiamo quasi più corrispondente alle nostre aspettative di vita; anche questo sentirsi attratti o trovare in altre culture o persino in altre religioni una corrispondenza maggiore, è una prova che il Karma ci pone dinnanzi. Tuttavia non si può fuggire o semplicemente uscire dall’ambito che ci ha plasmato persino con la sua memoria genetica.
Torno per tutto questo percorso, che in questi anni mi ha guidato, alla mia cultura, quella che mi ha costruito per almeno due decenni, e grazie alla quale sono oggi in grado di compiere questo percorso, e grazie alla quale ho potuto accogliere altre culture e altre lingue, altre forme di pensiero, altre manifestazioni della spiritualità. Un insieme di sollecitazioni e di emozioni, che fanno che oggi io sia quello che sono, con la profonda consapevolezza di dove io sono partito, con quali strumenti ho affrontato questo percorso.
Torno, con questa scelta di utilizzare la Luna nella Divina Commedia, per le meditazioni del Plenilunio, per riproporla questa cultura che mi ha nutrito, perché, in questi tempi di confusione, sempre più ritengo che riappropriarsi delle radici da cui si proviene sia l’unica certezza che possiamo avere e che ci consentirà di guardare alle altre culture senza timore, e senza perdersi in fascinazioni improduttive; senza la certezza di sé si diviene preda di mode, di astrusi conformismi, e infine di illusioni di aver trovato altrove ciò che si può trovare soltanto in noi, e noi siamo quello che siamo stati, vale a dire tutto quello che prima ancora che potessimo diventare coscienti, ci aveva già parlato, indirizzato, plasmato.
GUIDO NATHAN ZAZZU
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