giovedì 12 ottobre 2017

L'origine divina dell'AYURVEDA


Il più antico testo di medicina indiana, Charaka Samhita, che resta peraltro uno dei più antichi testi scritti al mondo[1], nonché il più antico testo di medicina in assoluto, dopo le iniziali parole, che definiscono l’ambito dell’argomento...noi tratteremo innanzitutto della durata della vita così come il maestro Atreya l’ha esposta...fa seguire la narrazione di come l’Ayurveda abbia un’origine divina, avendola trasmessa Brahma[2] a Prajapati, il Signore delle creature, il quale, a sua volta, lo trasmise agli Ashivin, i gemelli divini che erano considerati i medici degli dei, che, a loro volta, lo comunicarono a Indra[3].


Si dichiara così l’origine divina dell’Ayurveda, che sembra tuttavia rimanere appannaggio degli dei, fino a quando non accadrà, come poco dopo sarà raccontato, che gli uomini si rivolgano a Indra, il quale, a sua volta, la trasmetterà loro, tramite alcuni saggi.
In questo senso la rivelazione divina non rappresenterebbe una novità rispetto ad altri libri considerati ugualmente rivelati, come la Bibbia, il Corano, ecc., se non per il fatto che, in questo caso, sono gli uomini a chiedere l’intervento della divinità, e non è dunque la divinità che, all’origine dell’universo, entra in rapporto con la creazione dell’uomo, e nemmeno è la divinità, che, autonomamente, interviene per rivelarsi all’uomo, sotto differenti spoglie.

Sono gli uomini infatti a rivolgersi alla divinità, e questo rivolgersi ha una ragione ben precisa, come è scritto...quando sono apparse le malattie causa di molteplici ostacoli al ravvedimento degli errori, alla pratica dell’astinenza, allo studio, alla buona condotta e alla buona salute.
Si dà dunque per scontato che gli uomini fossero già apparsi sulla Terra, e che avessero avuto una loro progressiva evoluzione, e che, evidentemente, da uno stato di salute primigenio, li avesse condotti a una condizione di malattia.


Interessante leggere come venisse considerata la malattia, seguendo il racconto di Charaka, e quali conseguenze essa si riteneva producesse sia sul singolo individuo, sia sulla collettività; la buona condotta infatti non può non avere ricadute sulle relazioni interpersonali e quindi sulla salute di tutta la comunità; marginalmente è interessante anche la notazione relativamente alla malattia come impedimento allo studio, da intendersi come bisogno di conoscenza e fonte di consapevolezza, studio inteso come forma di evoluzione personale, la qual cosa sarà meglio chiarita qualche riga dopo, proseguendo nelle lettura del testo.

Alcuni saggi, considerando che gli uomini si trovavano in quelle condizioni conseguenti allo stato di malattia, si riunirono in assemblea in un luogo scelto...nei contrafforti dell’Himalaya, dove...illuminati dalla magnificenza del loro ascetismo e purificati al fuoco delle offerte, tutti presero posto per deliberare sotto i migliori auspici.
Il problema su cui preliminarmente i saggi si concentrarono, fu quello dei tre valori dell’esistenza terrestre, ovvero...il rispetto delle regole per restare in armonia con l’ordine universale – Dharma – il controllo attento nella gestione dei beni materiali – Artha – la soddisfazione che può derivare da un buon controllo dei sensi – Kama – i quali tutti e tre consentono di liberarsi dal conflitto della dualità – Moksha – .
Solo seguendo questi valori si esalta la salute, vivendo nell’assenza della malattia; la malattia, a sua volta, altera questi valori, e la salute vien sempre meno, e con essa infine viene meno la vita stessa.
Mi pare oltretutto di significativo interesse che il primo di questi valori sia quello di restare in armonia con l’ordine universale, la qual cosa fa di questo primo testo di medicina, anche il primo testo di ispirazione ecologica ed olistica; questa precisa relazione fra individuo e universo rende tutt’oggi l’Ayurveda di grande ispirazione filosofica e ideologica, e per il suo afflato profondamente spirituale, la rende quasi una forma di religione.

Partendo da questa considerazione, ovvero che il discostarsi dall’osservanza delle tre regole fosse il più grosso ostacolo per gli esseri umani nel condurre la loro vita, i saggi stabilirono di trovare un rimedio a questa condizione di malattia, e la loro meditazione indicò loro di rivolgersi a Indra, che sembrava essere il solo in grado...di svelare gli strumenti per contrastare le conseguenze di questo flagello.

Il saggio Bharadvaya si offrì di recarsi alla dimora di Indra, e quando gli fu dappresso gli rivolse questo messaggio...Signore degli dei, sono apparse delle malattie, che seminano il terrore fra gli esseri viventi; potresti tu rivelarmi il metodo efficace per disfarsene? Indra ascoltò, e, dopo aver apprezzato la potente intelligenza del saggio, gli trasmise...in poche frasi i segreti dell’Ayurveda.




[1] Sulla datazione del testo c’è un’ampia letteratura; un’interessante disanima si può leggere in Le radici dell’Ayurveda, a cura, e con un saggio, di Dominik Wujastyk, Adelphi, 2011.
[2] Brahma, nei più antichi testi vedici, è il principio assoluto che tutto precede e da cui tutto procede.
[3] Indra è la più grande divinità della religione induista, detiene il potere temporale, protettore dei popoli a lui devoti.



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